Elena Zambelli

Sono una ricercatrice interdisciplinare basata nel Dipartimento di Sociologia di Maynooth University (Irlanda). Mi occupo principalmente della commercializzazione e regolazione della sessualità e dell’intimità in Italia ed in Europa. Nel mio primo libro Sexscapes of Pleasure: Women, Sexuality and the Whore Stigma in Italy (Berghahn Books, 2022), esploro come le donne italiane e migranti negoziano la tensione tra sessualità e status lungo un continuum di spazi di piacere e di lavoro – dalla pole dance, alla ‘lap dance’, al lavoro sessuale. Dopo il conseguimento del mio dottorato in Gender Studies (SOAS, University of London), mi sono principalmente occupata dello studio del ruolo dei confini nazionali e razzializzati nella costruzione di coppie e famiglie in/desiderabili – prima, alla Vrije Universiteit Amsterdam (2017-21), e piu’ recentemente, a Lancaster University (2021-). Al momento, sto lavorando a due libri: una collezione di saggi intitolata Regulating Empire and Nation: Interracialized Intimacies in Europe and Beyond (Routledge), e la mia seconda monografia, (provvisoriamente) intitolata Mixing in Europe: An Ethnography of Black-White Interraciality (Manchester University Press).

Il mio percorso accademico è cominciato a conclusione di circa quindici anni di lavoro nel mondo della cooperazione internazionale allo ‘sviluppo’, nel quale mossi i miei primi passi su invito dell’associazione Orlando e sulla base dei miei studi universitari sul ruolo delle donne palestinesi nel movimento di liberazione nazionale. Fu in Palestina che conobbi Bianca, allora impegnata a promuovere il progetto ‘Tamkeen’ (empowerment) con il Ministero delle Donne dell’Autorità Palestinese. Da quel momento, collaborai con Bianca per oltre dieci anni, soprattutto in Palestina e Libano, imparando da lei molte cose, tra le quali i modi di abitare la cooperazione internazionale come uno spazio di incontro, ascolto e relazione politica (anziché di ‘aiuto’, fatto di tecnicismi), e di navigare le contraddizioni del lavorare dentro e fuori dalle istituzioni, senza perdere mai di vista i desideri di trasformazione che ci accomunano.

Dopo la mia scelta di rientrare in università, con Bianca sono rimaste l’amicizia, la grande stima, ed il piacere di sapere le une i progetti e le vicende delle altre. Le tante voci che si sono alzate a salutarla quando se ne è andata, troppo presto, mi hanno restituito la statura eccezionale di una donna che ha fatto strade dove non ce n’erano, ne ha aperte altre, anche per donne come me, e non ha mai smesso di cercarne di nuove ancora. Così è nata con Maria Rosa l’idea del Premio – per celebrare una donna di un coraggio e lucidità straordinari, e per costruire un’eredità vivente del suo lavoro, proseguendolo.